Ambulatorio Veterinario D.ssa Paola Sferrazza

Notizie utili per conoscere meglio i nostri amici a quattro zampe..

lunedì 7 marzo 2011

PARLIAMO DI OCCHI...

Una delle domande che spesso vengono poste al veterinario riguarda la vista del cane e del gatto.
Il primo concetto da sfatare è che i nostri animali abbiano una funzione visiva uguale o simile a quella umana: ogni specie animale ha un suo mondo di percezioni che cambia a seconda delle caratteristiche fisiologiche dell'animale e delle necessità di sopravvivenza. Nella maggior parte dei mammiferi il senso della vista occupa solo il quarto posto in ordine di importanza dopo l'olfatto, l'udito e il tatto e comunque è solo grazie al concorso di tutti questi sensi che l'animale può svolgere le sue funzioni ed avere relazioni con il mondo esterno.
Bisogna poi sottolineare che in alcune specie animali una funzione visiva uguale o simile alla nostra sarebbe addirittura una menomazione; infatti per capire bene il meccanismo e il perchè della funzione visiva nel cane e nel gatto bisogna considerare le loro abitudini primitive legate, come già detto, alle loro necessità di sopravvivenza: sia il cane che il gatto, ambedue predatori notturni, dovevano agire in condizioni di luminosità ridotta e per trovare e catturare la preda dovevano poter percepire i più piccoli movimenti. Per questo motivo il loro occhio è dotato di un dispositivo naturale riflettente, il tappeto lucido, che è in grado di amplificare i più piccoli stimoli luminosi. Inoltre essendo animali notturni la loro retina è più ricca di quei recettori, i bastoncelli, che permettono una buona visione nella luce crepuscolare oltre la percezione dei movimenti. Contrariamente all'uomo non avendo necessità di riconoscere i colori che di notte sono assai poco visibili, i cani e i gatti sono ben poco dotati di quei recettori, i coni, indispensabili invece per distinguere i colori e per la visione diurna.

 Il cane quindi si è selezionato per vivere in um mondo privo di colori ma nel quale contano molto di più la visione del movimento e l'intensità dello stimolo luminoso. La sua acutezza visiva e la sua capacità di vedere a distanza sono venti volte inferiori a quella dell'uomo in compenso però l'udito è quindici volte più sensibile e la possibilità di localizzare la fonte di un rumore e di analizzarne la composizione sono pari al doppio. Anche l'olfatto è sviluppatissimo, con capacità impossibili per l'uomo di identificare i singoli odori anche a distanza di tempo, basti pensare che i Bloodhound ( segugi per grossa selvaggina e per pista di sangue) sono in grado di trovare una pista olfattiva fino a ben cento ore dopo  il passaggio di una persona. E' per questo motivo che questi cani sono molto famosi negli Stati Uniti e in Inghilterra dove vengono utilizzati da tutte  le polizie degli stati sia per la caccia agli evasi sia come cani antidroga nei porti e negli areoporti, non solo ma questo cane  è così preciso nel suo lavoro di ricerca da essere considerato praticamente infallibile tanto che la sua testimonianza è accettata negli USA come valida nelle aule giudiziarie.
Detto questo non c'è da stupirsi se la vista nel cane è da considerarsi un senso "debole" e  non c'è da preoccuparci se il nostro cane, ad una certa distanza, non ci riconosce se stiamo immobili e silenziosi.

A questo punto possiamo esaminare le patologie dell'occhio che possono colpire i nostri amici a quattro zampe avvertendo subito che sono molto numerose le patologie sia ereditarie che acquisite.
In medicina veterinaria esistono molti esempi di degenerazione retinica ereditaria, denominata atrofia progressiva retinica ( PRA ), che produce lentamente cecità nell'arco di tempo di molti mesi o di anni. Molte di queste patologie, come già detto, sono a carattere ereditario, ad esempio, nel Setter Gordon e in quello Irlandese, nel Barboncino nano e toy, nel Malamute e altre razze.
In questa malattia si sviluppa una degenerazione lentamente progressiva delle cellule fotorecettrici. In alcune razze nelle sue fasi iniziali, essa può essere limitata ad un solo tipo di cellule fotorecettrici, i bastoncelli nel Norwegian alkhound ( cecità notturna) ed i coni nell'Alaskan malamute ( emeralopia o cecità crepuscolare). Nella fase avanzata di questa malattia, le pupille sono dilatate e non rispondono più agli stimoli luminosi. I gatti sviluppano invece una degenerazione retinica che predomina a livello dell'area centrale. Essa è dovuta a una carenza alimentare di un aminoacido chiamato taurina. Questa specie animale possiede un metabolismo unico nel suo genere nei confronti della taurina di cui richiede una fonte alimentare; in sua assenza, si sviluppa la degenerazione retinica centrale tuttavia solo quando viene colpita la retina periferica nelle fasi avanzate della patologia, si rendono evidenti i sintomi clinici.
La malformazione di parti dell'occhio ha luogo nel cane di razza Collie sempre come malattia ereditaria e nelle sue più gravi manifestazioni può produrre cecità a causa della scontinuazione della retina, del nervo ottico o di entrambi, essa è nota come sindrome oculare del Collie
Sempre tra le patologie ereditarie troviamo l'entropion del Chow Chow dove le palpebre sono girate verso l'interno dell'occhio e causano l'irritazione della cornea per lo sfregamento delle ciglia sulla cornea stessa, o l'ectropion del Cocker e del Basset Hound dove la palpebra inferiore è girata verso l'esterno per cui le lacrime fuoriescono dall'occhio causando irritazione della cute sottostante.
Il Pechinese, il Carlino, lo Shitzu, il Buldog presentano ochhi molto sporgenti al punto che le palpebre non formano una protezione sufficiente e si verificano facilmente ulcerazioni e abrasioni delle cornee.
Il Pastore tedesco è facilmente soggetto a cheratite cronica ( infiammazione della cornea ) con la formazione di un panno bianco corneale che deve essere asportato chirurgicamente.
Il Barboncino nano presenta spesso gravi ulcerazioni della cute sottostante gli occhi per effetto di una abbondante epifora ( lacrimazione ) legata ad alterazioni anatomiche del dotto naso-lacrimale.
Questi difetti ereditari stanno diventando sempre più frequenti nel cane di razza pura e probabilmente aumenteranno in numero e in gravità fino a quando non si eviteranno incroci fra consanguinei e fra soggetti portatori di tali difetti che li trasmettono alla lori prole.
Per questo motivo in Italia come all'estero è nata un'associazione di specialisti veterinari che ha il compito di diagnosticare e monitorare le patologie oculari ereditarie nei cani di razza al fine di limitare la diffusione di queste.stesse. .

Un'ultima patologia di cui vorrei parlare è un'alterazione che colpisce il novanta per cento dei cani anziani senza distinzioni di razza o di sesso: la cataratta. Consiste in un opacamento del cristallino ( che è la lente dell'occhio normalmente trasparente come il vetro) che a partire dal settimo- ottavo anno di età diventa progressivamente lattiginosa e di conseguenza impenetrabile ai raggi luminosi  a causa della degenerazione della fibre che la compongono. La cataratta può anche raramente formarsi in soggetti giovani a seguito di malattie oculari precedenti o associata al diabete mellito o infine, più raramente, può essere congenita. La terapia medica per la cataratta può soltanto rallentere un pò la patologia ma non bloccarla, la terapia chirurgica consiste nell'estrazione del cristallino.
Questo intervento però deve essere eseguito specialisti oculisti in medicina veterinaria.

Nessun commento:

Posta un commento